Nella discarica di stelle morte: 1
Nella discarica di stelle morte: 1
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Talvolta la poesia di Harte Mysia emette grida disperate, altre volte sussurra, diviene aritmica, poi antiaritmica, e poi ancora, solleva, slancia, infervora, mai recrimina, mai copre tutte le altre voci possibili, padroneggia un solerte rispetto persino per le voci mai nate. Il senso si scompone, si ricompone o si decompone, senza perdere nulla che non sia già stato passibile di perdita dall’attimo stesso in cui è stato concepito. Il senso, che da un verso all’altro si avvale della massima capacità metamorfica di cui può disporre una poesia, si installa tra il rimosso e l’intenzione.
L’abisso della poesia hartemysiana è ciò che lo spazio aperto è per l’essere umano fagocitato dal reale. È il buio di chi ha perduto la chiara visione, ed è al tempo stesso la chiara visione del buio.