Il velo sulla soglia
Il velo sulla soglia
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Il decimo volume della collana Avalon abbraccia lo sguardo del lettore con quel succoso frutto in copertina che, insieme ai colori dell’autunno, regala ricordi alla memoria, come “Pianto Antico” che riverbera con i versi, che il tempo non ha cancellato.
Una scelta grafica mirata, che si ripete nelle pagine, dove ogni testo si chiude con il tocco vermiglio, affidando alla lettura personale la ricerca dei significati. Tanti arilli separati dalla cica, chicchi ben distinti l’uno dall’altro, ma vicini e uniti, possono rappresentare l’eterogeneità dei vari scritti? Una lettura attenta fornirà le risposte. Io opto per una prima lettura, per poter cogliere la diversità dei testi in quel velo che li abbraccia tutti e poi per una seconda, più mirata, che mi consenta di assaporare le parole e i significati, come i grani succosi del melagrana, simbolo di amore, morte e rinascita. “Il velo sulla soglia” svela informazioni, miti, ricerca, storie di vita, pensieri riposti e la parola segue il percorso del cuore, rivisitando gli affetti più cari, in un racconto di sé che lega il presente al passato, in un mondo reale o sognato, ricco di riflessioni sul mistero della Morte e della Vita. Ogni pagina è una scoperta che apre al confronto e diventa risorsa. Il lettore potrà soffermarsi sul Capodanno celtico (31ottobre-1° novembre) e coglierne le peculiarità, per considerare il bilancio dell’anno che sta per concludersi e “le foglie secche interiori del nostro albero della vita” che siamo pronti a lasciar cadere. Sarà conquistato dal fascino del mito di Modron, la grande madre celtico gallese, conosciuta come la madre dell’eroe Mabon, il bimbo che venne rapito e portato negli inferi dopo la sua nascita. Vedrà tutta la sofferenza della madre, che rese il mondo oscuro e freddo e, dopo tante battaglie, il ritorno alla luce e alla vita, del bimbo e di tutti gli esseri che la disperazione aveva addormentato. Prezioso valore aggiunto, l’interessante ricerca sul parallelismo di Modron con INANNA, dalla Mesopotamia all’Europa: due archetipi femminili. La lettura di ciascun testo, in versi o in prosa, fa vivere emozioni intense e il brivido che ci accompagna testimonia il nostro farne parte, affamati di vita, d’amore e di rinascita, angosciati dall’assenza fino a che non diventa presenza. Il fulcro intorno a cui ruotano alcune narrazioni è proprio la relazione madre-figlia, Modron e Mabon, lungo l’asse presenza-assenza. L’assenza, però non riguarda soltanto la morte, perché c’è una bimba che passa la notte inventando canzoni e raccontandosi fiabe, per sfuggire agli incubi, una bimba che si chiede quale colpa orribile avrà mai commesso perché la madre la consideri “la sua desolazione”. Sarà l’Amore a dileguare le ombre!
“L’Amore è il veicolo che la vita ci offre nei momenti più strani e nei modi più inaspettati per conoscere la nostra presenza nel mondo e per operare finalmente un profondo processo di separazione dall’altro e poi di individuazione di noi stessi.”
L’assenza dolorosa viene combattuta da un’altra donna con la scrittura, veicolo privilegiato per intessere con la propria madre un dialogo continuo e farla vivere sempre nel suo cuore. Se “incontrare la morte è l’impegno di tutta la vita”, bisogna essere consapevoli che occorre un percorso graduale per potersi ritrovare in quel “Morire a se stessi da Vivi”. Le ultime pagine apriranno il sipario sulla forza potente che lega vita e morte, facendoci scorgere il lago della morte e il velo che giace sulla soglia. Il volume è impreziosito dalle opere di Vladimiro Lunardon, che introducono i testi lasciando intuire i temi che saranno sviluppati, ma già di per sé sono un’ulteriore sollecitazione alla riflessione personale.
“Se sto dormendo non forzate le mie palpebre. Il mio corpo dorme sospeso tra le braccia di Urano e Gea, come seme in attesa di germogliare.”